martedì 31 maggio 2016

Orphaned Land - "Mabool" - 2004

"How far Jerusalem" si domandavano i Magnum nel loro capolavoro del 1985 "On A Storyteller's Night".
Venti anni più tardi possiamo asserire che non è più distante da Göteborg  o Stoccolma di quanto non lo sia da Tel Aviv.

A circa 70 Km di strada dalla capitale isrlaeliana, infatti, lo Svedish Death è riuscito ad attecchire meticciandosi col folklore locale.
Ibrido improponibile sulla carta per svariati motivi, eppure...
...Eppure gli Orphaned Land, al loro terzo album dopo otto anni di forzato silenzio, prendono a picconate ogni barriera geografica e culturale, ricordandoci che la Musica è UNIONE è i confini sono tracciati solo per essere cancellati.


"Mabool" è un concept di palese ispirazione biblico-religiosa che, tramite la commistione fra
linguaggi apparentemente inconciliabili, ci offre una visione fantasiosa e personale del Diluvio Universale.

L'Arca sulla quale i cinque musicisti (coadiuvati da vari ospiti, coro e orchestra) solcano le furibonde acque di un Progressive-Death alla Opeth, è colma di suggestioni e riferimenti alle melodie arabe ed ebraiche.
La dicotomia che ne consegue rappresenta qualcosa di unico e solo l'ascolto dell'album può fornirci gli strumenti necessari per comprendere ciò che ho appena descritto.

Paradigmatiche a riguardo sono "Ocean land", dall'incipit orientaleggiante e dalle linee vocali in bilico fra growl e clean e "Halo Dies" che progressiva, minacciosa e tremendamente catchy, ci dà un'idea di come avrebbero suonato gli In Flames di "The Jester Race" se fossero cresciuti nei pressi del Mar di Galilea, anziché di quello Baltico.
"Building the Ark" mostra tutto il suo incanto fra chitarre acustiche, percussioni e cori di sacrale evocatività in un folk mediorientale di rara compiutezza.

"The Storm still rages inside", nei suoi nove minuti abbondanti, costituisce l'ideale summa degli elementi che hanno contribuito a creare questo sublime quadro sonoro.
I brani non menzionati, sempre di ottimo livello, svolgono una funzione collante nell'economia del platter e, ascolto dopo ascolto, rivelano particolari da apprezzare con piacere.

In definitiva "Mabool" non deluderà gli amanti del Death melodico scandinavo e, anzi, condurrà la loro mente verso luoghi lontani e carichi di fascino.