martedì 31 maggio 2016

Blue Öyster Cult - "Fire of Unknown Origin" - 1981

"E s'egli imita la nostra oscurità, chi ci contende lo imitar la sua luce?" - da "Il Paradiso perduto" di John Milton

Magari con toni meno aulici ed orientati ad un più prosaico "Ma chi c*z*o ce lo fa fare di scrivere musica così ricercata, quando cani e porci vendono 10 volte più di noi?!?!?!", questo è ciò che a mio avviso devono aver pensato i Blue Öyster Cult, sfibrati da una decade vissuta fra una critica osannante e riscontri commerciali deludenti.
Oddio, i "cani e porci" di cui sopra rispondono ai nomi di Black Sabbath, Deep Purple, Led Zeppelin, Kiss e...qui mi fermo, altrimenti è come sparare sulla croce rossa. Però la band newyorkese ci sapeva fare davvero: "Astronomy" del '74 è una ballad fra le più belle del periodo, "(Don't) Fear The Reaper" del '76 è stata coverizzata da mezzo universo, ma la gente li ha sempre ritenuti troppo freddi, distaccati, in poche parole DIVERSI da loro.
Così, in un moto di ragionata e furba spavalderia, nel 1981 estraggono dal cilindro magico "Fire Of Unknown Origin".
E' un basso sicuro di sé, che cammina a testa con tanto di sintetizzatori a gironzolargli intorno ad aprire le danze in una titletrack che, volente o nolente, si rifà ad "Another Brick In The Wall", salvo poi spezzare i legami pinkfloydiani con un chorus suggestivo che, poco alla volta, si insinua nelle nostre menti per trasferirsici in pianta stabile.

"Burnin' For You", oltre ad essere uno dei loro brani più celebri, è un trascinante Hard Rock in cui sezione ritmica coesa e chitarre in levare ci conducono al refrain assassino, capace di smuovere anche i colli e le teste meno propensi al movimento. Spaziale!

"Non vedo alcuna ragione per cominciare una lotta.
Sto vivendo per ripagare al diavolo il suo debito.
E sto bruciando, sto bruciando,

sto bruciando per te."

E se di spazio si deve trattare, allora è d'uopo menzionare "Veteran Of Psychic Wars", marziale nello scandire una marcia galattica fra cassa, rullante e synth interstellari e "Sole Survivor", psichedelica coi suoi controcanti femminili ed un ritornello a presa ultrarapida.

Vagamente fuori contesto risulta invece "Heavy Metal The Black And Silver", song rocciosa e groovy, dal riff semplice, diretto, ma che nell'orbita del platter stride parecchio.
Poco male, perché ci pensa la saltellante e minacciosa "Vengeance (The Pact)" a ristabilire l'ordine generale in una sorta di compendio stilistico del quintetto americano, fra ottimi cori, assolo psichedelico, tentazioni progressive e finale tirato.

"After Dark"
vede protagonista un giro di basso eccellente a sostegno di quello che pare essere un organo da chiesa proveniente da Plutone e di un assolo centrale di chiara matrice Heavy, mentre un pianoforte a coda fa da prologo al meraviglioso crescendo rock di "Joan Crawford", (dedicata alla famosa attrice deceduta 4 anni prima) fra cori, rumori e suoni d'ogni genere e provenienza, scorribande sui tasti e atmosfere orrorifiche. Geniale!

"Joan Crawford è resuscitata dalla sua tomba.
Joan Crawford è resuscitata..."


L'album si conclude con "Don't Turn Your Back", pezzo non irresistibile e giocato sulla solita coppia vincente basso-synth, che poco aggiunge a quanto sentito nei 35 minuti appena trascorsi.

Il Culto dell'Ostrica Blu è stato, è, e resterà sempre un CULTO, per l'appunto, ma lasciarsi sfuggire "Fire Of Unknown Origin" sarebbe un vero peccato, a maggior ragione se, come molti sostengono, questo rappresenta il loro canto del cigno.