martedì 31 maggio 2016

Alter Bridge - "Blackbird" - 2007

Dietro la ferrea egida della definizione Alternative Metal marciano, ormai da più di due decenni, un numero spropositato di bands.
Nell'affollato calderone ribollono copie sbiadite di altre copie, di altre copie, di altre copie e via sprofondando che, nell'affannosa caccia ad una notorietà effimera, raschiano i barili dei generi più disparati, li spalmano per bene su una fetta d'ispirazione spessa un millimetro e ce li propongono come "il sound del momento".
E' lapalissiana la triste carenza d'inventiva che da vent'anni a questa parte pervade la musica, ma nel vicolo cieco in cui questa si è cacciata ci sono ancora realtà come gli Alter Bridge in grado di sopperire alla siccità di cui sopra con cascate di tecnica e personalità.

Seconda prova in studio che segue l'ottimo "One Day Remains", più vecchio di tre anni e trampolino di (ri)lancio per quelli che furono i Creed.
Stessa sezione ritmica e medesima, superba chitarra solista del quartetto Post-Grunge campione di vendite, ma diversa presenza dietro il microfono.
E che presenza! Myles Kennedy non ha mai fatto rimpiangere la "vedderiana" e leggermente nasale voce dell'ex Scott Stapp e fin dall'opener "Ties That Bind" ritroviamo la sua duttile e virile vocalità ad imperversare sulle moderne tessiture tramate da un Mark Tremonti in grandissimo spolvero.

Inizio al fulmicotone che mette in risalto la compattezza e la capacità da parte del gruppo di scrivere canzoni killer senza piegarsi eccessivamente al mercato.
"Come To Life" è coinvolgente e memorizzabile all'istante, grazie a ritmiche Nu Metal e ad una sfacciataggine contagiosa, mentre "Brand New Start" è una power-ballad dall'assolo centrale spaziale e dal refrain che ti ritrovi a cantare sotto la doccia, in auto, ovunque!

E' un vivace lavoro dietro i tamburi a sostenere sia "Buried Alive", che è sì efficace, ma meno convincente della strutturata ed epica "Coming Home", uno degli highlights indiscutibili di un disco che ne conta almeno una mezza dozzina.
Fra questi la trascinante "Before Tomorrow Comes" col suo ritornello capace d'infiammare qualsiasi tipo di pubblico che creda ancora nel sano Rock e la titletrack che azzarderei definire progressiva nel suo incedere malinconico e rabbioso. Impressionante il solo di Tremonti che si candida per un ruolo di primo piano fra i migliori chitarristi del nuovo millennio.

"Chi è fragile non può durare,
chi è distrutto ed esausto,
un posto così impuro.
Per l'immutabilità di questo mondo crudele
alcuni uccelli volano già molto
prima di aver visto il loro giorno.
Molto prima di aver visto il loro giorno."

Spazio anche all'immancabile ballad "Watch Over You" che non mancherà di far tremare le anime più inclini ai sentimentalismi. Dello stesso brano è stata realizzata una versione in duetto con Cristina Scabbia dei Lacuna Coil che, a dirla tutta, aggiunge poco al risultato finale.

"Wayward One" è la traccia finale ed ultimo pezzo memorabile di "Blackbird", al quale avrei sottratto songs come "Rise Today", "Break Me Down" e "White Knuckles", certamente non brutte di per sé, ma palesemente al di sotto della media del platter.
La band americana mette in bella mostra muscoli, cervello ed un inopinato gusto melodico senza mai scadere nella banalità.
Well done!

Non mi rimane che consigliarne vivamente l'ascolto, magari in viaggio.
Verso dove, chi o cosa lo deciderete voi...