giovedì 26 maggio 2016

Dissection - "Storm of the Light's Bane" - 1995

"La luce crede di viaggiare più veloce di ogni altra cosa, ma si sbaglia. Per quanto veloce viaggi, la luce scopre che l'oscurità arriva sempre prima, ed è lì che l'aspetta..." - di Terry Pratchett da "Il Tristo Mietitore" del 1991

Un possente stallone corvino sprofonda esausti zoccoli antichi come il peccato in strati di ghiaccio e nevi perenni, cavalcato dall'austera e raminga figura della Morte. TUTTO intorno è ovattato, silente, sospeso...
Mi domando se il colpo di pistola alla testa col quale Jon Nodtveidt si tolse la vita nel 2006 abbia fissato quest'immagine, queste sensazioni, queste VISIONI in eterno...
Il frontman degli svedesi Dissection, ex-giornalista, convinto satanista e (a tempo perso) omicida (recluso dal 1997 al 2004), prima di porre fine alla propria esistenza terrena, impresse tre neri sigilli sulla scena Death-Black scandinava, fra i quali "Storm Of The Light's Bane" del 1995 spicca per compiutezza.


Un'intro glaciale e tutt'altro che rassicurante ci getta in mezzo a chitarre burrascose e doppia cassa continua, mentre una voce inumana, riverberata e pressoché ubiqua sbraita malignamente:
"Annego nel colore del tuo occhio,
perché un cuore nero troverà
la bellezza soltanto nelle tenebre!"   
Superata più o meno indenni l'opener "Night's Blood", veniamo assaliti dalla sfuriata Viking-Black di una "Unhallowed" sostenuta da un drumming fantasioso ed impreziosita da un assolo centrale semplice, melodico ed efficace.
Le armonizzazioni di "Where Dead Angels Lies" richiamano alla mente i connazionali In Flames, tramando riffs dinamici e mascherando un inopinato (per il genere) gusto melodico.

"Retribution" è caratterizzata dall'onnipresente doppio pedale, da un riff Thrash-Death spezzavertebre e da uno scream da cui non traspare il minimo afflato di umanità.
"Sono venuto per sfidare le tue vie.
La rovina della Luce (l'ultimo dei tuoi giorni).
Oh, ali spezzate (La mia Oscurità ti assoggetta).
Mi lascerai cancellare la tua flebile vita?"

Un incipit roboante e immediatamente si viene travolti dall'epica valanga sonora di "Thorns Of Crimson Death" che, fra breaks e ripartenze lancinanti, ci prepara per un finale sonico e guerresco!              

E' un crudele e feroce Demone norreno a perseguitarci, reclamando spietatamente la nostra anima, in una "Soulreaper" dai riffs indemoniati e dall'inestimabile lavoro dietro tamburi e piatti del sempre ottimo Ole Ohman, che martella senza soluzione di continuità per tutto il platter.

"Cadi nelle mani del Destino,
perché non ci sarà più un'alba.
Piangi , oh brezza desolante,
attraverso Imperi creati da lacrime annerite!"

"No Dreams Breed In Breathless Sleep" è l'outro pianistica che funge da tetro Requiem per un disco in grado di mediare fra estremismo e melodia, accontentando varie tipologie di ascoltatori ed incuriosendo trasversalmente tanto i puristi quanto i fruitori occasionali del genere proposto.