martedì 31 maggio 2016

Black Sabbath - "Heaven and Hell" - 1980

"Qualunque siano le torture dell'Inferno, penso che la noia del Paradiso sia ancora peggio" - I. Asimov

La penseranno così anche i tre angeli immortalati a fumare e a giocare a carte sulla cover di "Heaven And Hell"?
Beh, mater artium necessitas, no? E proprio di necessità virtù fecero gli sgangherati Black Sabbath di fine anni '70.
Tanto fu prolifico ed ineccepibile il lustro '70-'75, quanto deludente quello dal '76 al 1980 che li vide colare inesorabilmente a picco.
La mefistofelica creatura di Tony Iommi pareva aver perduto i propri maligni poteri, senza contare che un segmento della croce, tale Ozzy Osbourne, era andato smarrito, forse per sempre.

I tre superstiti decidono così di ripartire dai 165 cm scarsi dell'italoamericano Ronnie James Dio, un concentrato di energia e carisma! Il quartetto spicca nuovamente il volo, ma laddove prima sonorità lugubri e doom ammantavano sulfuree composizioni, ora campeggia un'inattesa epicità; una folata di misticismo portata dall'ex frontman dei Rainbow di Ritchie Blackmore.

Perentoria è la chiamata alle armi di "Neon Knights" che, trascinante e maschia, lascia presto le scene a "Children Of The Sea" ed al suo presagio di fine dei tempi. Brano, neanche a dirlo, spettacolare e magico!

"Mentre il mattino nebbioso se ne va per morire
cercando di afferrare le stelle, offuscammo il cielo..."

Il basso pachidermico di Butler (IMPRESSIONANTE in tutto il disco) ci introduce in una "Lady Evil" che non fa prigionieri, ma che ha la sfiga nera di precedere in scaletta due dei brani più trascendentali ed imprescindibili dell'hard&heavy: la titletrack è dinamica e tosta ed il lavoro di Iommi è devastante fino alla piccola coda acustica dal sapore medievale. MAGNIFICA!

"Il mondo è pieno di Re e
Regine che ti accecano gli occhi
e ti rubano i sogni...è il Paradiso e l'Inferno..."

"Wishing Well" toglie il fiato col suo incedere sicuro e il contributo della band è eccezionale anche, e soprattutto, nella parte centrale del pezzo dove improvvisazione e controllo si mescolano creando la pozione perfetta! Da tramandare alle prossime 13 generazioni!!!

"L'amore non è denaro, non è una cosa che puoi comprare.
Lascia che io mi riempia con le lacrime che piangi."

"Die Young" è selvaggia e scapestrata, ma la nota di autolesionismo in essa contenuta è disarmante:
"Muori giovane, muori giovane..."
Anche i grandi Capolavori devono possedere un piccolo difetto, perché la perfezione si sa, non è di questo mondo, neanche se di cognome fai Dio.
"Walk Away" è un buon pezzo hard rock, ma in questo contesto soffre parecchio. Piacevole e nulla più.

Grazie al cielo (...) la conclusione del platter è affidata all'ennesima pietra rara incastonata nello scettro di Re Tony I, che getta in pasto ai propri sudditi in visibilio "Lonely is the Word", brano dalla bellezza stordente ed ipnotica.

"Sono stato più in alto della polvere stellare
di solito contavo in milioni e adesso conto solamente per UNO.
SOLO è il nome.
Forse la vita è solo un gioco che abbiamo perso..."