"Tu non sei il tuo lavoro, non sei la quantità di soldi che hai in banca, non sei la macchina che guidi, né il contenuto del tuo portafogli, non sei i tuoi vestiti di marca. Sei la canticchiante e danzante merda del mondo." - da "Fight Club"
Non è dato sapere se e in quale misura il romanzo di C. Palahniuk abbia influito sull'inesorabile trasfigurazione dei Radiohead.
Tre album separati da due anni gli uni dagli altri e altrettante visioni ed interpretazioni della musica Rock.
Immaginiamo il volto asimmetrico di un Thom Yorke poco più che trentenne riflesso nello specchio; il post-grunge di "Pablo Honey" apparteneva ad un'altra vita, "The Bends" aveva nidiato nuove leve come Muse e Coldplay che scalpitavano nelle retrovie e "Ok Computer" li aveva sparati nella stratosfera senza possibilità di ritorno.
L'industria discografica mangiava dal palmo delle loro mani ed il primo pasto elargitogli nel nuovo millennio ha un sapore...sintetico.
Piano elettrico, voci filtrate e balbettii sconnessi, ecco come si presenta "Everything In Its Right Place", apertura di "Kid A", quarta prova in studio della sensazionale carriera del quintetto inglese.
Ah, quasi dimenticavo: di chitarre neanche l'ombra. Né qui, né nella stratificata versione cibernetica del "Pifferaio magico" messa in scena nella titletrack. E questa è una novità sostanziosa.
"Ieri mi sono svegliato succhiando un limone."Giro di basso ossessivo, suoni sinistri ed un'orchestra di fiati free jazz costituiscono lo scheletro di "The National Anthem", spigoloso ed informe antipode di "How To Disapper Completely", ballad acustica dall'arrangiamento spettacolare.
"Ed io non sono qui
ciò non sta accedendo.
Non sono qui. Non sono qui."
"Treefingers", passeggiata sul fondale dell'Oceano Lunare, ci conduce fino a "Optimistic", brano meno ispirato del disco che avrebbe avuto maggior risalto se inserito nella scaletta di quello precedente.
Anello di congiunzione proprio fra "Ok Computer" e "Kid A" è sicuramente "In Limbo", dal riff ripetuto e dal testo che esprime incomunicabilità.
E' avanti anni luce invece la spettacolare "Idioteque", capolavoro di beat pulsanti e armonizzazioni superbe che potrebbe accontentare sia il discotecaro più incompetente (se fosse in grado di pensare) che l'esperto musicale di turno (se non fosse rigido come una spranga d'acciaio). Ad ogni modo un grandissimo pezzo.
"Eccomi sono vivo
tutto per tutto il tempo
Il primo dei bambini."
"Morning Bell" è placida solo all'apparenza, ma sotto le sue calme acque si cela qualcosa di tremendamente oscuro e pericoloso.
Il breve sogno ad occhi aperti di "Motion Picture Soundtrack" conclude l'ennesimo trionfo di una band inafferrabile, in grado di evolversi senza perdere la propria identità.
"Vino rosso e sonniferi mi aiutano a ritornare tra le tue braccia.
Penso che sei pazza, forse
Ti vedrò nella prossima vita."
Di ruffiani, furbi e piacioni trabocca il mondo.
Quelli durano il tempo di una canzone, di una stagione.
Questi invece sono immortali.
P.S. Il booklet è un'opera d'arte.