La letteratura fantasy è da sempre fonte inesauribile d'ispirazione (e di calamitante fascinazione) per una miriade di musicisti.
Lo scrittore britannico J.R.R.Tolkien, in particolare, ha stimolato l'immaginazione di una folta schiera di artisti nelle ultime 6-7 decadi, dai Led Zeppelin di "IV" a Bob Catley dei Magnum, fino alle centinaia di gruppi Power Metal che dalle sue narrazioni si sono abbeverati come cerbiatti alla sorgente.
C'è poi chi addirittura, come i Marillion, gli deve la propria ragione sociale...
Il Silmarillion è un'opera postuma scritta dal creatore de "Il Signore degli Anelli" e le vicende in esso racchiuse hanno trovato nella musica dei Blind Guardian una sodale più che confacente.
O anche viceversa, ma ha poca importanza; ciò che conta davvero sono la strabiliante maestosità e la magia di questo "Nightfall In Middle Earth".
La sesta fatica dei Bardi di Krefeld è, per l'appunto, un concept sviluppato con l'intento di dare nuova vita e maggiore enfasi al testo tolkeniano.
La scaletta è così divisa equamente fra undici canzoni vere e proprie e altrettanti brevi intermezzi; questi hanno lo scopo di dare continuità ai brani e di creare un effetto "cinematografico", permettendo all'ascoltatore di calarsi agevolmente nelle vicende narrategli.
Pronti via e l'intro "War Of Wrath" ci catapulta di forza in "Into The Storm", autentico trionfo di doppia cassa, twin-guitars, cori dalla fierezza dimenticata e di una voce, quella del magnifico Hansi Kürsch, che ci guida in questo primo superbo assalto sonoro.
Melodie medievaleggianti tessute con accorata maestria sostengono una "Nightfall" dal refrain pressoché perfetto, fino alla cavalcata finale percorsa sul dorso delle solite possenti chitarre. Brividi.
"La follia regnava
e il sangue cominciava a versarsi
quando il vecchio Re fu ucciso.
L'imbrunire arrivò silenziosamente
e ci cambiò tutti quanti."
e il sangue cominciava a versarsi
quando il vecchio Re fu ucciso.
L'imbrunire arrivò silenziosamente
e ci cambiò tutti quanti."
La liquida power-ballad "Blood Tears" sfocia in una "Mirror Mirror" da antologia metallica; un tripudio di corale epicità in cui ogni elemento confluisce in un fiume di annichilente magnificenza.
"Specchio specchio sul muro
la vera speranza giace oltre la costa
Siete un popolo dannato, non vedete
che il futuro porterà follia?"
la vera speranza giace oltre la costa
Siete un popolo dannato, non vedete
che il futuro porterà follia?"
L'accoppiata "Thorn"-"The Eldar" conferma lo stato di grazia del quartetto teutonico e se la prima ripercorre con personalità la formula sin qui apprezzata, la seconda ci imprigiona in duetto piano-voce dall'onirica drammaticità, in cui Hansi sfodera una prestazione da campione.
"Per l'Eldar
sono intrappolato in questo sogno
della canzone dell'Apocalisse dell'Eldar..."
sono intrappolato in questo sogno
della canzone dell'Apocalisse dell'Eldar..."
La piuttosto opaca (e unica eccezione di un disco altrimenti perfetto) "When Sorrow Sang" ci scorta fino alla degna conclusione dell'album, che avviene per mezzo di una convincente e vigorosa "A Dark Passage".
L'outro "Final Chapter" sigilla poi il tutto con la cera lacca...
"Un anello per domarli, un anello per trovarli, un anello per ghermirli e nel buio incatenarli..."