Ormai lo sanno tutti.
Lo so io, lo sapete voi.
Il dogma su cui la nostra società ha eretto le proprie fatiscenti mura si chiama APPARENZA.
Palestre stipate di aspiranti eroi televisivi e biblioteche in cui l'eco imperioso del tempo è l'unico suono percettibile.
Milioni di amicizie stipulate muovendo due falangi.
E' tutto veloce, TROPPO veloce. La confezione è ciò che ci attrae ed il contenuto è solo la sua ingombrante conseguenza.
E mi fermo qui per evitare di scadere nella becera demagogia da talk-show.
"O" dell'irlandese Damien Rice, classe 1973, è il primo di tre album che il cantautore ci ha donato, al momento in cui scrivo, in 14 anni di carriera discografica.
Nell'industria musicale del 2000 la scarsa prolificità è una sorta di epitaffio per ogni artista.Bisogna apparire di continuo, ricordate? Qui abbiamo a che fare invece con un maestro nell'arte dello svanire.
Coadiuvato dalla conterranea Lisa Hannigan, Damien ci conduce nel suo microcosmo nel quale cercare (non ho detto trovare) solidarietà e sostegno reciproco. Pochi sono gli elementi che vanno a formare la decina di brani eseguiti a cuore scoperto e con occhi lustri.
I delicati arpeggi di "Cannonball", sincera e fragile e una "Older chests" da pelle d'oca sono tra gli aspetti più rappresentativi del platter.
Gli archi, in un perpetuo gioco di chiaroscuri, impreziosiscono l'arrendevole "The blower's doughter", la disillusa "Amie" enfatizzata da una prestazione vocale maiuscola, la cullante "Delicate" e la deliziosa "Eskimo" contraddistinta da un'inaspettata voce sopranile.
"Like time, there's always time
On my mind
So pass me by, I'll be fine
Just give me time".
On my mind
So pass me by, I'll be fine
Just give me time".
"Volcano", storia d'amori non corrisposti, è quasi drum n'bass e piuttosto dinamica.
In "I remember" è una strofa cantata della Hannigan a traghettarci verso un finale in stile Radiohead.Il basso abissale e la batteria spazzolata di "Cold Water" sfociano in un crescendo di voci tenorili sintetizzate, mentre "Cheers darlin" è fumosa, alticcia, minimale e odora di trionfale sconfitta.
Abbiamo tutti bisogno di conforto, di una mano sulla spalla, di un sorriso sincero quando soffriamo e "O" è l'amico fraterno che può consolarci.