sabato 28 maggio 2016

Accept - "Balls to the Wall" - 1983

Fu una partenza diesel quella effettuata sul finire degli anni '60 da una delle più grandi formazioni tedesche di ogni epoca.
Il nucleo di base si plasma attorno alle "nanesche" fattezze del singer Udo Dirkshneidern a Solingen, città della Renania-Vestfalia a sole tre ore d'auto da quella Hannover che diede i natali ai contemporanei Scorpions, nientemeno.
L'equazione pare fin troppo elementare e invece...
...E invece gli Accept fissano lo sguardo su quell'isola piovosa al di là del Mar del Nord chiamata Gran Bretagna e, giunti al quinto album, ci travolgono con un sound quadrato sì (stiamo parlando pur sempre di "crucchi"...), ma dannatamente debitore alla NWOBHM che da ormai tre lustri metteva a ferro e fuoco l'Inghilterra e non solo.

In un 1983 tutt'altro che parco in tema di uscite eccellenti ("Piece Of Mind" e "Kill'em All" vi dicono qualcosa?) i cinque teutonici replicano con l'esagerato "Balls To The Wall", battezzato immediatamente dalla rivoltosa e sfacciatamente violenta titletrack, autentico pugno nello stomaco di tutti i "superiori"; è l'innodica e sovversiva interpretazione dell'arcigno singer Udo a stagliarsi su un riff tagliente e ritmiche mid-tempo fino a quando cori tenorili ed un assolo vincente ci scaraventano di forza in un finale infuocato, al quale è impossibile non unirsi con somma soddisfazione! Che inizio!

"Un giorno le vittime si alzeranno
e si rivolteranno contro il male.
Ti faranno bere il tuo sangue
e ti faranno a pezzi!"
"London Leatherboys" è puro senso d'appartenenza e godereccio proclama anarchico. Attitudine quasi Punk e brano in grado di fare proseliti fin dal primo ascolto in virtù di un refrain stradaiolo e ruffiano.
L'odio è la molla che può far scattare una reazione; questo è in sintesi il messaggio trasmesso da una "Fight It Back" che sprizza adrenalina ininterrottamente. Sezione ritmica pulsante e scalpitante e chitarre come fruste. Notevole davvero!!

"Head Over Heels" è una galoppata in cui l'empatia con l'Oscurità viene veicolata, fra le altre cose, da un superbo pezzo solista di Wolf Hoffman, mentre la melodica e catchy "Losing More Than You're Ever Had" spinge a rendersi conto che in fondo ciò che desideriamo ce l'abbiamo già. Prestazione maestosa e ottimo lavoro sulle dinamiche rendono la song interessante in ogni suo aspetto.
"Love Child" è lussuriosa e al contempo fragile, sostenuta dalle due 6 corde qui davvero prorompenti, cui si sommano basso e batteria dalla compattezza mostruosa e la solita ugola abrasiva di Dirkshneider.  
                                                 "Turn Me On" è eufemisticamente esplicita e lascia poco spazio ai fraintendimenti. Potente e terremotante come un amore "mordi e fuggi" e, a mio modesto parere, apice del platter. Tutto perfetto: ritmiche poderose, bridge che ci prepara ad un refrain orgasmico e una presenza metallica debordante. Da riascoltare fino alla nausea!

"Sarebbe bello farlo nel modo più carino,
ma scusa non ho tempo.
So che vorresti qualche luce,
ma scusa, qui non c'è nessuna lampada..."

"Losers And Winners" è perversa, anthemica e irresistibile nella sua semplicità heavy, così come "Guardian Of The Night" risulta eroica e tenebrosa.
La ballad "Winter Dreams" ci riconcilia con la vita e ci soffia sul viso una gelida brezza di pace, e fra campane e steel guitars, chiude "Balls To The Wall" in modo diametralmente opposto a com'era iniziato.

"Ma quando sarò morto e andato
e la neve scenderà copiosamente
io sarò sepolto e coperto
tranquillamente sotto milioni di stelle..."
Da possedere senza accampare scuse!!!
Punto.