Stoner e Grunge sono da considerarsi come le rotaie del medesimo binario, le cui traverse sono l'attitudine nevrastenica e la ringhiante emergenza di restituire al rock duro dei '70 il proprio fulgore.
Il treno (un lussuoso A.R.E.), ha avuto come destinazione Alternative Rock City, ma un decennio addietro era partito come una sgangherata locomotiva sul punto di deragliare ad ogni sbuffata.
Kyuss e Nirvana si sciolgono (per motivi diversi...) verso la metà degli anni '90, non prima però di aver gettato i propri semi nella musica che verrà.
E' il 2002 e una band, composta per 2/4 da trasfughi dei summenzionati gruppi, fa sobbalzare dalle fondamenta l'apatico mondo del rock.
L'autoradio si sintonizza su emittenti messicane, religiose ecc., cucendo assieme pezzi di un Desert Rock frastagliato e spigoloso ("No one knows"), ribollente ("First it givet"), allucinato ("A song for the dead") e irrequieto (la titletrack), corroborati da liriche attinenti al mood generale dell'album.
"Abbiamo queste pastiglie da ingoiare
quando si fermano nella gola
il sapore sembra oro.
quando si fermano nella gola
il sapore sembra oro.
Oh, quel che mi fai non lo sa nessuno."
"Chiudi gli occhi e guarda i cieli cadere."
"Prima ti da, poi te lo porta via."
Il supergruppo macina riff sincopati ed edifica i pezzi su basi solide, ma per questo non meno sorprendenti.
La sezione ritmica merita un discorso a parte; Grohl e Oliveri si fanno carico di strutture suggestive e disorientanti eseguite con una naturalezza quasi irritante.
Un'autentica goduria per le orecchie.
Avercene di Band e dischi di questa qualità.
Quindi?!?
Pronti per la Highway 1?
