giovedì 3 novembre 2016

The Notwist - "Neon Golden" - 2002



"Non c'è nulla di immutabile, tranne l'esigenza di cambiare" - (Eraclito)

Due sere fa ho messo in lavatrice i capi bianchi e siccome per abitudine mi muovo nella semioscurità, nel cestello è finito anche un paio di calzini rossi sulla cui provenienza, peraltro, mi interrogo tutt'ora. Dopo aver dato fondo alla (cospicua) riserva vituperosa trattenuta a stento in saccoccia da mesi, me ne sono fatto una ragione, rassegnandomi ai miei nuovi boxer rosa.
Un analogo imprevisto deve essere capitato anche a numerose band europee al tramonto del secolo scorso; a compagini formatesi nei primissimi '90, fra cui cito Anathema, Katatonia e The Gathering, deve esse accidentalmente caduto in centrifuga qualcosa che gli ha COLORATO TUTTO.

In poco meno di un decennio il catarroso doom-death degli early days si è tinto di psichedelia, elettronica, dream-pop e nuance altrenative con risultati e fortune alterni.

Della stessa "cricca" fanno parte i bavaresi The Notwist che, giunti alla quinta fatica in studio, confezionano 10 brani in 41 minuti che dei connotati metallici degli esordi conservano poco o nulla.

Illustrativo a riguardo è "One Step Inside Doesn't You Understand", ipnotico connubio di sintetizzatori camuffati ad arte da ottoni, archi pizzicati o sfiorati, malinconiche interferenze ed un'aura soffusamente trip-hop.

Diametralmente opposta risulta essere "Pilot" che vuoi per le ritmiche cool, vuoi per i bassi pulsanti insinuati fra pieghe glam, ricorda talmente i Garbage che ti viene da domandarti come l'avrebbe cantata Shirley Manson nel 1995...

"Pick Up the Phone" è la febbrile attesa di un imminente addio e, immersa il loop scricchiolanti e suggestivi, ci conduce dolcemente al claudicante western cybernetico di "Trashing Days".

"Ad ogni passo cresce lentamente
Strofina la ruggine
Prendi  il telefono e rispondimi alla fine.
Oggi uscirò dal tuo passato."

...Oddio!!! Mi si è incasinato il lettore ed è partito un inedito dei Radiohead??? Ah, no...è solo "This Room" che annegando nel rimpianto di non aver potuto far parte di Amnesiac, introduce una "Solitaire" rivelatrice delle radici mitteleuropee del quartetto col suo incedere teatrale ed EBM. Notevole.

Il refrain arioso della concisa ed elettrica "One with the Freaks" è lontano anni luce dal riff paludoso da "Mississippi 1870" su cui la titletrack evolve, mutando gradualmente, pur rimanendo sé stessa. Spiazzante.

E' carezzevole il tango elettronico raffinatamente arrangiato di una "Off the Rails" che cede presto il passo a "Consequence", tenera ballad che svicola dalla mancanza di un'identità propria grazie ad una freschezza non comune.

Si chiude così "Neon Golden", disco omogeneo ed intrigante che dà il suo meglio in cuffia, magari prima di addormentarsi...

"Fallire di conseguenza
Perdere con eloquenza e sorridere.
Non sono in questo film.
Non sono in questa canzone.
Mai!
Lasciami paralizzato, amore..."