venerdì 11 novembre 2016

Neutral Milk Hotel - "In Aeroplane Over The Sea" - 1998







"Questa è una storia semplice, eppure non è facile raccontarla; come in una favola c'è dolore, e come una favola è piena di meraviglia e felicità." -
(da "La vita è bella" di R. Benigni)

Ho riflettuto lungamente su come presentare il secondo e, allo stato attuale, ultimo disco dei Neutral Milk Hotel. Ci ho pensato parecchio e ciononostante non ho trovato alcun modo intelligente, o anche solo sensato, col quale introdurre il concept che anima letteralmente "In The Aeroplane Over The Sea".
I Diari di Anna Frank (autentici o fasulli che siano) rappresentano una delle troppe testimonianze dell'Olocausto e qui, per evitarmi una figura da cazzone totale, mi fermo.

Rischiosa o quantomeno audace fu la decisione presa da Jeff Mangum che nel 1997, spalleggiato dal suo numeroso e variopinto manipolo di musicisti, profuse ogni stilla d'inventiva nella realizzazione di un'Opera intensissima, gravosa e che, se trattata con superficialità, sarebbe inevitabilmente scaduta nel pessimo gusto.

Il primo impatto con gli undici brani del platter è disorientante ed i 40 minuti paiono scivolare come granelli in una clessidra rotta.
Chitarre elettriche ed assoli non pervenuti. Forma canzone latitante. Voce resiliente e a tratti sfuggevole.
Ecco cosa rimane dell'ascolto "di prova".
Come sovente accade, però, bellezza e stupore si celano a chi non ha la pazienza e l'ardire di addentrarsi, di spingersi più in là del proprio naso, di ASPETTARE...
E così, pezzi pastorali come i tre frammenti di cui è formato "The King of Carrot Flowers", bucolico e sgangherato punk dai testi visionari, si mescolano a schegge Power-Pop riempite da fasci di ottoni ("Holland, 1945"), roteanti scariche energetiche ("Ghost") e strumentali da fanfara circense ("The Fool" e "untitled").

"Ed è così triste vedere il mondo d'accordo
sul fatto che sia meglio riempirgli la faccia di mosche
quando tutto ciò che vorrei mettere nei loro occhi sono rose."


Ad onor del vero l'incanto avviene per mezzo di dolenti delizie acustiche poco aggraziate, alle quali perdoniamo piccole sbavature dovute all'intrinseca urgenza, in virtù di passaggi che sono vetri infranti sfregati sulla coscienza, di impennate emotive da lacerarti lo stomaco e di una sincerità accarezzabile.

Se "Two-Headed Boy Pt. One & Two" e "Oh Comely" ci appaiono nude e scarnificate, la titletrack è un crepuscolare trionfo di melodie atemporali, impreziosite da svolazzi di trombe, sega ad arco e mugolii lo-fi. Trascendentale è l'unico aggettivo che mi viene, ma anche commovente non è sbagliato.

"Ma adesso cerchiamo noi stessi
nello stomaco di un estraneo.
Metti qua il tuo corpo,
lascia che la tua pelle inizi a fondersi con la mia."


"E quando ci incontreremo su una nuvola
io starò ridendo insieme ad ogni persona che avrò incontrato
Non riesco a credere quanto sia strano esistere,
essere qualsiasi cosa."

"In The Aeroplane Over The Sea" è un album a rilascio lento, ma dall'efficacia sbalorditiva...a patto gli si conceda di penetrare sotto pelle ed entrare in circolo...


"Quando non si riesce a dimenticare, si prova a perdonare..." - (da "Se questo è un uomo" di P. Levi)