giovedì 17 novembre 2016

Placebo - "Without You I'm Nothing" - 1998


"La vita è una malattia sessualmente trasmissibile con esito inevitabilmente mortale" - (O. Wilde)

...Ma si può guarire, dottore?
Non può darmi qualcosa per stare BENE?
...Star bene no, ma le posso prescrivere queste per alleviare alcuni sintomi. Dunque, lei mi prende 2 compresse dopo i pasti finché campa e vedrà che starà meglio.
...Ma cos'è??
Nulla di che, si fidi, è solo un nuovo farmaco in cui sono stati sintetizzati principi attivi derivanti da rapporti interpersonali, fiducia reciproca e bisogno di contatto umano. Vedrà...fa miracoli.
Il paziente se ne va soddisfatto, sollevato; il medico si sfrega le mani, butta un fugace sguardo fuori dalla finestra e pensa: "Poveretto...è solo un PLACEBO..."

Crogiolarsi nel mal di vivere, distillare goccia a goccia una vulnerabilità congenita ed ineluttabile, agognare qualcosa che, a conti fatti, si vorrebbe soltanto evitare. Le esalazioni pungenti della candeggina sono dure a disperdersi e perfino se hanno valicato un oceano intero ti impregnano i vestiti, ti danno il capogiro.

Nel 1998 del ciclone Grunge si potevano avvertire solo fiacchi effluvi, come in uno scantinato dopo una festa finita presto e male.
Il Rock, in pieno post-sbornia, si stiracchiava imbambolato rendendosi conto di essersi accoppiato accidentalmente con generi distanti o addirittura antitetici al proprio credo.

In un contesto così nebbioso i Placebo non faticarono ad entrare nelle grazie dei più sensibili. "Without You I'm Nothing" è la naturale continuazione dell'omonimo esordio più vecchio di due anni, di cui rappresenta un'efficace evoluzione.

Dallo sferragliante e magnetico singolone "Pure Morning" alla (probabilmente) autobiografica e diafana "Burger Queen", ogni minuto raffigura la discesa di un gradino della scala a spirale che non conduce in nessun posto, ma attraversa il risentimento nella potente e serrata "Brick Shithouse", il rimpianto negli elegiaci arpeggi di un'anoressica "My Sweet Prince" e la perdizione in una "Scared of Girls" da cui i Muse hanno attinto parecchio...

"Un amico si vede nel momento del bisogno
Meglio un'amica col ciclo.
La mia amica ha detto che il test è andato bene
E staremo sempre insieme."


La strofa very nineties ed un refrain scintillante fanno di "You Don't Care About Us" la controparte ideale della pensierosa "Ask For Answers", trepidante bolla di sapone sballottata da un venticello novembrino.

"Sei troppo complicato, è meglio separarci.
Mi lascerò tutto alle spalle,
salverò il mio cuore sanguinante."


Songwriting ispiratissimo ed un crescendo bittersweet nella porzione centrale elevano la titletrack a impotente e bisognoso apice di una scaletta che trova nell'ipersatura "Allergic" e nell'acre capolavoro di tormento "The Crawl" altri tasselli di un mosaico esageratamente ammaliante.

"Every You and Every Me" porta in dote il tiro della perfetta killer song e la cullante "Summer's Gone", forse la traccia meno brillante del lotto, completa una tracklist inattaccabile, fluida, praticamente irresistibile.

"Tu scivoli dalla mia presa lentamente.
Mi coltivi come un sempreverde.
Non vedrai MAI la mia solitudine;
Senza te non sono NIENTE..."