domenica 4 dicembre 2016

Jellyfish - "Bellybutton" - 1990





I Queen meno pacchiani / trovare 20 Euro per terra / la dopamina / Danny Elfman e il "Willy Wonka" di Tim Burton / gli spot dei biscotti / attitudine Freak fuori tempo massimo.

Chi mi trova il comune denominatore?
Va bene, va bene non la tiro per le lunghe, tanto l'avrete capito da soli, no?
I Jellyfish sono stati spacciatori di pillole assuefacenti e legalissime, alchemizzate con inaspettata bravura nel loro primo (...e penultimo...) album.
"Bellybutton" è un sacchetto di caramelle che apri e ti volano da tutte le parti, un Power-Pop che gioca a nascondino, ma non vede l'ora di essere scovato, come nell'opener "The Man I Used To Be", sghembo "blues bianco" dal refrain arioso e ad impressione istantanea, basato su un gioco di tensione-rilascio che ci accompagnerà briosamente in questi 40 minuti.

Gli Stop & Go della sorniona "That Is Why", delizia ottantiana che ti si struscia contro come un gatto, precedono gli scampanellii e i coretti (Pa-Pa-Pa-Pa) di una "The King Is Half-Undressed" che ha più facce di un dado.
E qui ne approfitto per porre un accento: in ognuno dei 10 brani succede sempre qualcosa. Sono lineari sì, ma per quanto mediamente prevedibili troveremo ad ogni ascolto IL PARTICOLARE che ci era scappato precedentemente.
E questa cosa, manco a dirlo, è parecchio gratificante.

Tromba ed un bridge sfiorato dalla perfezione sono i caratteri distintivi della morbida ballad "I Wanna Stay Home", mentre lo spavaldo Pop-Rock "She Still Loves Him" mette in mostra il timbro appassionato (per quanto uno con quella tuba schiacciata sulla capoccia possa mai esserlo) del singer Andy Sturmer, mai sopra le righe, nonostante le occasioni per uscire dal seminato non manchino di certo...
Incalzante, saltellante e ricco di soluzioni apparentemente inconciliabili sul finale, "All I Want Is Everything" anticipa in scaletta lo spensierato divertissement "Now She Knows She's Wrong".

Giunti qui vi chiedo: "In quanti possono permettersi il lusso di piazzare i tre pezzi migliori del proprio esordio discografico sul fondo?"
Pochi, molto pochi, ve lo dico io.


"Bedspring Kiss" è una suggestiva e dinamica Bossa Nova che ciondola su un pavimento di mandolino, sitar, armonica e theremin.
Bel casino, eh?
Ascoltare per credere, così come dovete assolutamente spalancare le orecchie sul chorus pazzesco, irresistibile della lievemente sincopata e circense "Baby's Coming Back", pop-song che se non vi suscita niente allora avete problemi gravi o siete belli che morti.
Giro di basso gommoso, chitarre stellari ed un ponte degno del miglior Elton John concludono nel nome di "Calling Sarah" un disco che magari non vi cambierà l'esistenza, ma la giornata forse sì.

Mica poco...