domenica 18 dicembre 2016

Songs:Ohia - "Ghost Tropic" - 2000






"Le conseguenze dei nostri delitti sopravvivono a lungo alla loro esecuzione e, come fantasmi degli uccisi, sempre infestano i passi del malfattore" - W. Scott


Dispersi in uno degli infiniti e presunti Universi Paralleli.
Confinati in un Purgatorio tanto ingannevole quanto interminabile.
E' proprio lì, ovunque e assolutamente da nessuna parte, che ci scaraventa "Ghost Tropic".
L'impressione è quella d'aver a che fare con una maledizione, con uno sparuto drappello di musicisti-assassini costretti ad esibirsi senza nessuno di fronte per l'eternità.
E una sola note l'anno, per giunta.

Accordi sgranati fra dita callose come fossero parte di un Rosario sconsacrato, armonici dissonanti, percussioni ammucchiate a strati e in tutto simili a cucchiai d'argento picchiettati su teschi umani; corde (vocali e non) logore.


"Lighting Risked It All" ci accoglie così nel Saloon fantasma che stanotte vede in cartello i Songs:Ohia di Jason Molina e i suoi macilenti complici.

Hanno gli occhi infossati ed un'aria di spettrale rassegnazione durante l'adempimento del mantra "The Body Burned Away", scandito da febbrili rintocchi di pianoforte e campanelli.
E dai medesimi occhi sembra sgorgare la più arida lacrima concepibile, versata sulla dolentissima country-ballad "No Limits On the Words" in cui ti pare di vedere i volti smunti da sotto i cappelli, mentre la Luna alta, di fuori, sorride beffarda.

La prima (così come poi la seconda) delle titletracks è una vaneggiante catarsi alcolica nella quale i Nostri piombano in preda ad anelanti farneticazioni di riscatto e redenzione.

Sogni da dormiveglia soffiati via dal tremolante riff di "Ocean's Nerves" che arranca su una batteria spazzolata con fatica immane; tutto è rallentato, sospeso e non si può non penare immaginando i cenni di reciproco (s)conforto in sala, mentre l'alba si affaccia pallida e bellissima, portando con sé i primi scintillii del giorno che verrà.

E' un'evanescenza livida, bluastra, quella che pervade "Not Just a Ghost's Heart", una nostalgia di qualcosa o qualcuno che non si è mai conosciuto. Il battito di un cuore che non ha mai pulsato.

La polvere nell'aria pare volteggiare, danzare negli squarci di luce che trafiggono il buio della stanza. I primi raggi si stanno insinuando fra le crepe del legno d'acero ed il momento di congedarsi è armai imminente.

"Incantation" è il commiato a cui assistiamo inermi ed inerti, respirando pianissimo per non dissipare gli ultimi tratti visibili delle figure che, loro malgrado, hanno dato un senso a questa notte gelida...

...Ma forse, ripensandoci, tutto ciò non è mai accaduto...