lunedì 10 ottobre 2016

Trail Of Dead - "Source Tags & Codes" - 2002

"La singolarità vera e nuova, l'originalità, non è cosa che si procacci di fuori; si ha dentro o non si ha, e chi l'ha veramente non sa neppure d'averla e la manifesta con la maggiore semplicità" -
(L. Pirandello)

Semmai l'inizio di questo secolo verrà ricordato in futuro, dubito prepotentemente che ciò possa avvenire in virtù della fervida inventiva o della debordante creatività che MAI ci hanno contraddistinto.
Noi, per le generazioni a venire, saremo stati quelli delle emozioni posticce, dell'odio a prescindere, dell'incomunicabilità virale e virulenta.
Insomma, plasmare Ex novo è praticamente impossibile e, diciamolo, anche inutile.
E allora...

...E allora nel 2002 un terzetto texano misconosciuto al grande pubblico s'improvvisa sapiente alchimista, generando questo "Source Tags & Codes". La terza prova sulla lunga distanza dei Trail of Dead si erge a monumentale compendio dei 3, 4 , (5???) lustri antecedenti la propria genesi.

Figlio illegittimo (ma dai tratti somatici inconfutabili...) di Jane's Addiction e Sonic Youth, "It was there that I saw you" ci riversa contro crescendo emotivi e frustate rumoristiche, celate a stento sotto una tecnica abbacinante.

Jason Reece pare una drum-machine in una "Another morning stoner" in cui il riff ipnotico del front-man Conrad Keely richiama alla mente dei Placebo scevri di ogni presunzione dandy, proseguendo poi sulla medesima strada fra le ritmiche "strappate" di un "Baudelaire" che è obliquo e anabolico riferimento a Molko & Co.

Meccanica, istintiva e bipolare, "Homage" è indecisa fra il voler essere un ringhiante pezzo hardcore o una sghemba ballad, così come "How near how far" oblitera tintinnii sonici per mezzo di una malcelata vena Brit-Rock.

Traccia numero 8 e Ottava Meraviglia, "Heart in the hand of the Matter", commuove per compiutezza ed imprevedibilità; power ballad sui generis, se ne esiste una, e scintillante inno all'estro. MERAVIGLIOSA!

"Monsoon" e "Days of being wild" nascondono rispettivamente anime tormentate e shoegaze sotto scorze roboanti e Punk, mentre il carezzevole (ma nervoso) Valzer inglobato in un Rock del 2000 di "Relative ways" ondeggia disinvolto fra il 2/4 ed il 3/4 in preda ad un'afflizione mai sopita.

Chiude il disco la titletrack che, apocrifando i Nirvana di "In Utero" ed esibendo un'emotività orchestrale mista ad un certo scazzo (riuscite ad immaginare una jam fra Smashing Pumpkins ed Oasis??? Ecco...) suggella 50 minuti di straordinario valore artistico.
Non è musica per tutti quella dei TOD, ma concedete 3 ascolti "seri" a "Source Tags & Codes" e vi assicuro che faticherete a separarvene...