mercoledì 26 ottobre 2016

Bon Iver - "For Emma, Forever Ago" - 2008

"Con ogni addio impari.
E impari che l'amore non è aggrapparsi a qualcuno, e che la compagnia non è sicurezza.
E inizi ad imparare che i baci non sono contratti e i doni non sono promesse"
- (J.L. Borges)

Il processo di PERDITA è sovente ondivago, oscillante e soggetto a mutazioni riguardo la propria unilateralità.
Se perdo qualcosa non è detto che altri ci guadagnino e, soprattutto, non significa necessariamente che il "Bene" smarrito fosse tale per davvero.
Volete una banalità?
E' solo questione di tempo e no, non mi vergogno di averlo scritto.
Canapa, nylon, gelatina di Wharton o cotone sono alcuni dei materiali di cui una corda può essere costituita. Tutte possono formare nodi e legami inestricabili e Justin (Bon Iver) Vernon ci mostra ogni sottile filamento della fune mozzata, che un tempo, collegava i suoi atrii e ventricoli.


"For Emma, forever ago", fosse uscito mezzo secolo addietro, avrebbe fatto sbavare John Bowlby e la pletora di studiosi/fautori della Teoria dell'attaccamento.
Quanta triste eloquenza emana l'iniziale "Flume" fra corde lasciate friggere e controcanti capaci di scartavetrarti l'anima? Tanta, troppa forse.

"Solo l'amore è tutto bordeaux.
Laghi sciabordanti come matti diffidenti.
L'irritazione di una corda passata fra le mani;
un'astuzia rossiccia."


E come definire "Lump Sum" se non come il fumo di una candela spenta da un soffio inspiegabile? Tutto il platter, nei suoi 40 minuti scarsi, non fa altro che sciogliersi e risolidificarsi come la cera con cui paiono modellati gli scheletrici accordi di chitarra, su cui poggia una voce asciutta, ma rotonda, inconsolabile.

"Skinny Love" è agrodolce al palato, ma odora di risentimento e ingratitudine, mentre "The Wolves" ci fa inalare armonizzazioni vocali da brivido.

"Chi cazzo sono stato io?
Mi strappo come un paio di pantaloni
alla fine di ogni tua frase..."


E' fatta di niente "Blindsided", se per NIENTE intendiamo un'inconsapevole presa di coscienza che è come la retoricissima goccia che scava la pietra.
Il brano più strutturato ed organico del lotto, "Creature fear + Team" potrebbe benissimo essere stato registrato in uno qualunque degli ultimi sei decenni e risultare consono ad ognuno di essi. Prendete i Beach Boys, rinchiudeteli una notte in un capanno fra le nevi del Wisconsin ed otterrete con ogni probabilità un risultato simile.

Titubante, laconica, soul, alt-country e catchy "For Emma" declina Leonard Cohen ai Beatles allo stesso modo in cui un quartetto di Mariachi sbronzi persi potrebbe appropriarsi di un pezzo dei Coldplay. E ho detto tutto.

E' un timido graffio di luce (speranza o rassegnazione?) che va ad insinuarsi fra le grate delle finestre nella finale "re: Stacks" a spronarci a dare un'occhiata fuori e, volendo, ora pare tutto più sopportabile, leggero o addirittura...mai accaduto...

"Questo non è il suono di un uomo nuovo
o di una friabile consapevolezza.
E' il suono dell'aprirsi,

dell'alleggerirsi fino a volare via.

Il tuo amore sarà al sicuro con me."