domenica 4 settembre 2016

Verdena - "Il Suicidio Dei Samurai" - 2004



"Meglio vale godersi una rosa che esaminarne la radice al microscopio." - (Oscar Wilde)

Esistono circostanze in cui per muovere un passo in avanti è necessario indietreggiare di due. E' il caso dei Verdena che nel 2004, in seguito alla ristrutturazione dell'Henhouse (il loro pollaio/sala di registrazione) si accingono a sfamare pubblico e critica con la terza prova in studio.
La terza, già; la più insidiosa e infida nella carriera di una giovane band, perché si sa come va il mondo, su...il primo album tutti ad acclamarti come la next big thing di turno, al secondo tentativo già ti accusano di essere un fuoco di paglia e al terzo...beh, al terzo devi affermarti, devi crescere, devi progredire senza svenderti, devi, devi, DEVI.......

..."Il suicidio dei Samurai" è di tre anni più vecchio di quel "Solo un grande sasso" che è come il pranzo di Natale: c'è tanta roba, ti piace quasi tutto, ma a lungo andare desideri solo che finisca.

Più vecchio dicevo, ma anche tonico ed asciutto al pari del primo omonimo del '99 col quale condivide i 49 minuti di durata e non solo...

L'impressione al netto di svariati ascolti è quella di un ponderato e necessario ritorno alle origini fra il rumorismo marleniano dell'ipersatura "Logorrea", dell'intensa "Balanite" e della tumultuosa "Far Fisa", il tutto sapientemente saldato al garage da montagne russe di "Elefante" e all'alternanza di vuoti e pieni della trascinante "Phantastica" in cui Alberto accarezza ed ulula d'isterismo con la medesima disinvoltura.

"Illumina annulla le paure, oh luna
nulla è uguale
Sarò così onesto come se tu fossi il mare, il mare
E vedo te, io e te, niente conta e crolla, crolla"

La perentoria lezione dei Nirvana ed un malcelato reflusso acido-psichedelico pervadono "Glamodrama", mentre la zoppicante "17 Tir nel cortile" precede in scaletta una "40 secondi di Niente" sulla quale è d'uopo soffermarsi.
E' difatti interessante notare come questa, assieme a "Luna" e "Mina", costituisca l'asse portante del platter così come cinque anni addietro fecero "Valvonauta", "Pixel" e "Viba".

Piazzate nella pressoché identica posizione (2°, 3° e 9°/10°) nelle rispettive tracklists, le songs finiscono per svolgere funzioni similari.
Power ballads dall'alto coefficiente emotivo e dai refrains inattaccabili, "Luna" e "Mina" rievocano Smashing Pumpkins e l'alternative d'oltreoceano, mentre "40 secondi di Niente", forte di un testo fra i più riusciti del frontman bergamasco, è probabilmente il picco qualitativo del disco.

"Qui non c'è più calma
Settembre ci porterà via con sé e
come una roccia che pende
avremo le stesse pretese, addosso a me e te"

Superfluo affermare che da solo il trittico vale il prezzo dell'intero lotto.
Alla slabrata e sudicia titletrack spetta il compito di suggellare un'opera non perfetta, ma sicuramente più centrata, sicura ed omogenea delle precedenti.

Si fossero chiamati The Verdena's Project e venissero da un pub di Birmingham ora staremmo parlando di una band dall'impatto mondiale, ma loro vivono ad Albino (BG), Italy...

Troppo, davvero troppo poco cool.....